Il plastico, delle dimensioni di 120x50cm, è stato realizzato in diversi materiali utilizzando una macchina a taglio laser.

 

Relazione di progetto NUOVOSTUDIO:

 

Premessa

Vorremmo spendere, prima di descrivere brevemente nel merito il  progetto, alcune parole sul metodo di lavoro che ha caratterizzato queste prime fasi di elaborazione preliminare.

Metodo che ha visto fin dai primi momenti di analisi, il coinvolgimento e il confronto diretto, sia con la proprietà,  con la Soprintendente, con l’ufficio di piano del Comune, e anche con varie indicazioni scaturite dal processo partecipativo svolto sulla Darsena.

Questo metodo o atteggiamento preprogettuale, questa volontà vista la visibilità e responsabilità del manufatto di reperire quante maggiori informazioni e/o semplici suggestioni che potessero informare il progetto prima della sua elaborazione, è stato molto utile e propedeutico per individuare fin da subito obbiettivi e finalità condivise, e creare una vera e propria sinergia pubblico/privato. Sinergia che in questa fase ha dimostrato che il pubblico e il privato possono avere interessi e comuni intenti di sviluppo.

Dal punto di vista squisitamente disciplinare vorremmo sottolineare che anche questo deve essere il ruolo di un progettista, ruolo che non abdichi la sua creatività, ma la fondi su un programma e degli indirizzi il più possibile condivisi.

Una buona architettura è quella che dà risposte, crea occasioni e valorizza il territorio, troppo spesso negli ultimi anni abbiamo assistito ad una deriva “iconografica” di architetti più preoccupati di lasciare un segno autobiografico in un luogo che partire dai presupposti di cui sopra, deriva alimentata anche da amministrazioni miopi che hanno creduto che da solo il segno, fosse risolutore e generatore di sviluppo.

Il segno da solo non basta più, per essere sostenibile, parola ormai abusata, un progetto deve nascere dalle esigenze di un luogo, capirle, farsi interprete  e tentare di dare delle risposte.

Inquadramento

Sono molti anni ormai che si parla della Darsena di Ravenna, di ciò che ha rappresentato per la storia di Ravenna, delle svariate e complesse aspettative che ciascuno di noi riversa sulla riqualificazione di quella parte di città che rappresenta per tutti, comuni cittadini, privati proprietari, Enti ed Amministrazione Pubblica, un’incognita e una scommessa per il futuro del nostro territorio. Noi crediamo che la Darsena sia una realtà complessa e articolata, a partire dal regime proprietario dei comparti, in gran parte privato, che impone, alle riflessioni di carattere progettuale e programmatorio, una certa dose di flessibilità e mediazione, al fine di uscire da un dibattito che rischia altrimenti di rimanere puramente accademico.

Riteniamo che la riqualificazione della Darsena possa avvenire anche e soprattutto per “naturale induzione” attraverso la realizzazione di alcuni, strategici e mirati, progetti di qualità, e il Sigarone è sicuramente fra questi.

Il progetto

Il Sigarone non è un edificio straordinariamente importante dal punto di vista puramente architettonico, il suo valore sta nel fatto che è portatore della “memoria” della città;  il Sigarone è l’emblema di un passato che ha caratterizzato una parte importante della storia di Ravenna, e come tale va recuperato.

Riteniamo che tale memoria sia parte del patrimonio collettivo, e, pertanto, che il recupero dell’edificio debba essere portatore di una consistente funzione collettiva, attrattiva e fruibile da tutti.

Questo è il motivo che ha condotto il percorso progettuale verso la definizione di una serie di risposte ad alto contenuto sociale: la conservazione della struttura dell’edificio quale simulacro della memoria storica del passato;  l’individuazione al suo interno di uno spazio e di una serie di luoghi e piazze pubblicamente fruibili, atti ad ospitare eventi, mostre e attività di interesse pubblico (arena estiva; eventi di Ravenna Festival; installazioni e mostre temporanee; proiezione di eventi ecc).

Ciò nondimeno ricordiamo che stiamo operando all’interno di un comparto privato, e che il recupero di questo luogo così importante per la città debba trovare la giusta mediazione ed il giusto equilibrio con gli aspetti necessariamente conseguenti alla fattibilità economica dello stesso.

In breve il progetto di recupero si sostanzia, nell’idea di sfruttare il dislivello di circa 1,5mt dalla strada di comparto, per realizzare un piano seminterrato di servizio dove ospitare la necessità di auto private.

Sopra tale piastra, che diverrà una naturale piazza privata di uso pubblico, verrà collocata la destinazione commerciale, la cui copertura, diverrà a sua volta un secondo spazio privato di uso pubblico, dove collocare una “piccola” sala polivalente per eventi culturali e non.

Al di sopra di tale seconda struttura, è stata pensato un elemento regolare rettangolare compatto di 6 piani dove “condensare” la maggior parte di superficie utile potenziale derivata da lotto, in modo tale da poter “svuotare” in questo modo, la parte interna del Sigarone, che rappresenta  la spazialità più interessante dell’edifico esistente, e che cosi viene ad essere mantenuta quasi inalterata.

Le destinazioni d’uso, della “stecca” in elevazione si ipotizzano miste, al primo livello saranno pubblici esercizi, al secondo spazio benessere, al secondo e terzo direzionale, mentre gli ultimi piani saranno destinati a residenze di qualità.

La struttura

In sintesi il progetto di recupero, si muove a partire dal recupero della struttura esistente, più in particolare la grande “ossatura”  in C.A. che viene mantenuta e consolidata, mentre i paramenti in laterizio che costituivano la copertura verranno demoliti, in questo modo la struttura verrà ad essere “deresponsabilizzata” da tali carichi, e dovrà per cosi dire sostenere solo se stessa.

A tal fine questa sarà ripulita e consolidata ed è stata immaginata (in questa fase) una rete in metallo a maglia larga che disposta sopra tali archi, riproporrà l’immagine spaziale dell’ex magazzino, senza per questo impegnare staticamente la struttura ma consentendo agli elementi atmosferici di attraversarla, creando nei mesi estivi una piacevole ombreggiatura.

In alcuni punti, piano seminterrato e primo, tale struttura si relazionerà con la nuova struttura che accoglierà le destinazioni d’uso attive del progetto, è possibile che tale incontro genererà qualche interazione tra le strutture in modo tale da ottimizzare la struttura statica del complesso.

  Le destinazioni d’uso

3000 mq Commerciale di cui  1500 mq di superficie di vendita Conad

500 mq pubblico  esercizio

500 mq centro benessere (artigianato alla persona)

1000 mq uffici (direzionale)

1400 mq residenza (circa 20%) equivalenti a 12 alloggi/attici

6400 mq totale

Sostenibilità ambientale e risparmio energetico

Anche se in fase di studio preliminare, il progetto si pone l’obiettivo della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico.

Il primo punto verrà perseguito attraverso l’utilizzo per il recupero di materiali naturali, ecosostenibili non nocivi e riciclabili, nel suo interno poi l’edificio allestisce una area verde nel margine nord raccordandosi all’esistente parco verde della torre, e dal piano seminterrato a servizio sono state previste alberature che lo attraversano “sbucando” con le chiome al livello della grande piazza pubblica.

Per quello che riguarda il risparmio energetico, sia la tecnologia costruttiva sia gli impianti tecnologici saranno scelti e utilizzati in maniera tale da realizzare un edificio dalle importanti performance contenitive come consumi di energia e caratterizzati da un importante classificazione come classe energetica.

Esempi e riferimenti

Ogni progetto è unico, ma lo studio del panorama architettonico internazionale, nel caso delle eccellenze, riserva sempre spunti e indicazioni, e anche nel nostro caso riportiamo due progetti totalmente diversi fra loro, ma che a loro modo hanno influenzato positivamente il nostro intervento.

Il primo esempio è il “restauro/ristrutturazione” dell’Operà di Lione, (foto 1, 2) ad opera di Jean Nouvel, dove il celebre architetto francese realizza  una delle suo opere meglio riuscite e suggestive. In sintesi, egli mantiene integro solo i muri perimetrali dell’esistente edificio classico, per intervenire, all’interno di questi, inserendo all’interno di questi la nuova struttura in vetro e acciaio, che svetta con una copertura a botte di grandi dimensioni che diviene l’emblema della città di Lione.

La cifra stilistica dell’intervento viene dettata dal formidabile e bellissimo contrasto tra la storicità delle mura perimetrali (che Nouvel preserva) e la contemporaneità dell’acciaio e vetro del nuovo che le attraversa. 

Il secondo esempio e la copertura a parabola del giardino lineare nel parco delle Arti e della Scienza a Valencia (foto 3,4), ad opera di Santiago Calatrava, dove semplicemente, questo è “coperto” da una struttura metallica leggera a parabola che ricorda molto da vicino il nostro SigarOne, che ha il compito di ombreggiare tale giardino. Infatti tale manufatto, non è chiuso ma realizzato con delle nervature sottili dove la pioggia possa scorrere, in questo modo la struttura può essere molto più esile in quanto deve sostenere solo il peso proprio e non i carichi accidentali (vento, neve) .

Deresponsabilizzando in questo modo la struttura, questa diviene semplice atto plastico/scultoreo di grande suggestione architettonica, e offre nei mesi caldi una piacevole ombreggiatura al soggiorno nel giardino.

Come si vede questi due esempi virtuosi, seppur distanti fra loro, offrono a loro modo un idea di recupero e di spazialità urbana estremamente vicina alle problematiche incontrate nel recupero del nostro SigarOne.

 

NUOVOSTUDIO – Italia . Ravenna

Gianluca Bonini   Emilio Rambelli 

Con   Stefania Bertozzi, Giovanni Mecozzi, Marcello Pernisa, Andrea Sperandio .

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